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5 argomenti da ricordare quando la bibbia è usata contro la comunità LGBTQI+

“Lo dice la Bibbia!

Io ci credo!

Fine della discussione!”

Questo è spesso il mantra di coloro che usano le Scritture per affermare che le persone LGBTQ+ e le loro relazioni, i loro matrimoni e i loro ministeri all’interno della chiesa sono incompatibili con l’insegnamento cristiano. Queste persone indicano una manciata di versetti per sostenere le loro opinioni e rinforzare pratiche e politiche discriminatorie. Quando le Scritture vengono usate contro le persone LGBTQ+, la Bibbia viene usata come autorità ultima e definitiva sui problemi della fede cristiana. Questo è spesso un modo sicuro e rapido per chiudere il dialogo e dichiarare la vittoria in un dibattito. Dopotutto, questa è la Parola di Dio e chi siamo noi per discuterla?

Ecco alcune cose essenziali da ricordare quando la Bibbia viene usata contro la comunità LGBTQ+:

La Bibbia non parla con una sola voce

La Bibbia non è un libro con dei capitoli, una storia ben pianificata, coerente, e una trama che si dispiega. Non è un manuale, un libretto di istruzioni – né è un libro di testo che possa essere usato per indagare la storia, le scienze, l’antropologia o la sociologia. Se le Scritture non sono tutto ciò, allora cos’è questa cosa che chiamiamo “Bibbia”?

La Bibbia è una raccolta di sessantasei libri diversi, scritti da molti autori diversi, che scrivono in molti stili e generi diversi, da molti luoghi diversi ed epoche diverse nel corso della storia. Ciò che lega insieme questi scritti è che tutti questi scrittori diversi tra loro stanno cercando di capire meglio la loro relazione con Dio, con il prossimo e con il mondo che li circonda. Il bellissimo risultato finale è un insieme eterogeneo di scritti formati da esperienze e punti di vista diversi, aperti a domande diverse e che offrono risposte diverse.

Una lettura onesta delle Scritture rivela una varietà di prospettive su molteplici argomenti: la natura di Dio, le origini della creazione, la condizione umana, quel che accade dopo la morte, lo scopo e l’uso del denaro, la giustizia in tempo di guerra, il nostro rapporto con persone di altre religioni, il ruolo e i diritti delle donne. Quasi tutti i temi importanti dell’indagine religiosa. Lo stesso vale per la sessualità umana, il matrimonio e i ministeri all’interno della chiesa.

Ricorda che le Scritture offrono prospettive diverse. Queste prospettive ci invitano ad impegnarci nel leggere e studiare la Bibbia alla luce delle nostre tradizioni, della ragione e dell’esperienza. Le Scritture dovrebbero invitare alla conversazione e incoraggiare un sano dibattito, non chiudere ogni discussione.

Contesto

“Il testo senza contesto è solo un pretesto per qualunque cosa tu voglia che il testo significhi.”

Le parole non hanno un significato in sé: hanno significato solo nel contesto.

Quando si discute dei modi in cui la Scrittura è stata usata contro le persone LGBTQ+, le loro relazioni, i matrimoni e i loro ministeri all’interno della chiesa, è essenziale che questi testi siano considerati nel loro più ampio contesto biblico e storico. Ogni testo scritturale fa parte di un insieme più ampio e non detto di ipotesi, definizioni, narrazioni e storie che sarebbero state prontamente comprese dal pubblico originale degli autori. Le migliaia di anni di distanza culturale che ora sussistono tra noi e quei primi spettatori implicano che gran parte di quel contesto originale non può essere presupposto.

Quando vengono utilizzati specifici testi contro la comunità LGBTQ+, è importante chiedere alla persona che cita questi versetti se conosce il loro contesto più ampio.

Chiediamo: conosci gli antichi riti del matrimonio? Riconosci l’evoluzione storica del matrimonio, dai tempi biblici in cui serviva come mezzo per rafforzare le alleanze tribali ed economiche, rispetto alle più contemporanee nozioni occidentali di matrimonio come espressione di affetto, reciprocità e fedeltà?

Chiediamo: hai sentito parlare delle antiche idolatrie che coinvolgono la prostituzione e la pederastia nei templi? Hai pensato che le lettere di Paolo potrebbero riguardare queste [piuttosto che la nozione odierna di omosessualità]?

Chiediamo: hai chiaro il significato delle parole ebraiche yada, shiqquts e toeba e le parole greche porneia e arsenokoitai, che spesso vengono tradotte con il termine “omosessualità” in molte versioni moderne della Bibbia?

Chiediamo: hai idea della storia delle conquiste in epoca antica e dell’uso della violenza sessuale come un’arma di guerra che faceva da sfondo alle vicende di Sodoma e Gomorra in Genesi 18-19?

Chiediamo: hai presente gli antichi codici di divorzio? Hai pensato come le critiche di Gesù sul divorzio hanno tanto a che fare con la protezione dei vulnerabili quanto poi l’hanno avuto nell’istituzione del matrimonio eteronormativo?

È probabile che queste persone non saranno in grado di rispondere a queste domande. Il lavoro contestuale è un duro lavoro e, sinceramente, le chiese spesso non fanno la loro parte nell’insegnare e preparare le loro comunità alle conoscenze e gli strumenti per leggere la Bibbia nel suo contesto storico. Però, nel porre loro queste domande, potremmo aprirle alla possibilità che dietro le parole stampate sulla carta ci sia ancora qualcosa in più, e che le interpretazioni anti LGBTQ+ delle Scritture potrebbero non essere così semplici e dirette come appaiono.

Le interpretazioni bibliche anti LGBTQ + hanno conseguenze devastanti e reali

L’uso delle Scritture contro la comunità LGBTQ+ può provocare conseguenze dannose, a volte persino mortali. Prese alla lettera, queste scritture legittimano il rifiuto, la vergogna, la segregazione e persino la condanna a morte di persone LGBTQ+. Non possiamo minimizzare l’impatto dell’interpretazione letterale di questi testi. Le interpretazioni letteraliste contribuiscono all’omofobia e alla transfobia, che possono portare a bullismo, ostracismo ed estraniamento familiare. I pregiudizi religiosi creati da queste interpretazioni causano spesso ansia, depressione e tentativi di suicidio delle persone LGBTQ+. Inoltre, queste interpretazioni letteraliste sostengono la discriminazione sistematica delle persone LGBTQ+, e vengono comunemente usate per negare alle persone LGBTQ+ ogni diritto quando si tratta di alloggi, lavoro, adozione e servizi sanitari.

Quando incontriamo persone che citano la Bibbia contro le persone LGBTQ+, è essenziale sottolineare le implicazioni nella vita reale delle loro parole. È difficile convincere qualcuno a cambiare le proprie convinzioni profonde, ma è fondamentale chiedergli di assumersi la responsabilità per i comportamenti che causano danni, con la speranza che possano, in futuro, cambiarli.

Quando leggi la tua Bibbia, scegli la compassione

“Per coloro che considerano la Bibbia come sacra, l’interpretazione non è una questione se scegliere dal mucchio, ma come scegliere e dal mucchio”. ~ Rachel Held Evans

Solo una volta la Bibbia ci mostra Gesù che legge le Scritture. L’occasione però è  significativa: era nella sinagoga di Nazareth, mentre si preparava a predicare il suo messaggio inaugurale. Questa era la sua occasione per inviare un messaggio chiaro su ciò che la sua missione e il suo ministero avrebbero riguardato. Quale brano sceglie Gesù per questo momento?

Ha scelto di leggere dal libro del profeta Isaia:

“Lo Spirito del Signore è su di me, perché mi ha consacrato per annunciare buone notizie ai poveri. Mi ha mandato a proclamare la libertà per i prigionieri e il recupero della vista per i ciechi, a liberare gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore “

Gesù ha scelto un testo sulla compassione. Tra tutte le scritture a sua disposizione, Gesù ha scelto la compassione sul giudizio, la misericordia sul peccato, la giustizia sulla devozione. Questa scelta ha definito Gesù, ci ha detto chi lui ha capito che Dio sia, e ha stabilito la rotta da seguire per chi avrebbe scelto di essere parte del suo movimento.

Come Gesù, quando si tratta di interpretare le Scritture, anche noi possiamo scegliere. Possiamo anche noi, come lui, scegliere la compassione.

Non dobbiamo chiedere “prove bibliche” alle persone che amiamo

Per molti di noi, queste conversazioni e dibattiti non sono teorici. Chi sono queste persone le cui identità, relazioni e ministeri all’interno della chiesa vengono messi in discussione? Sono nostri amici, la nostra famiglia, i nostri vicini, i nostri collaboratori, sorelle e fratelli della nostra comunità. In molti casi, sei tu. Troppo spesso, le persone LGBTQ+ sono costrette a difendere biblicamente la loro esistenza. “Mostrami dov’è che la Bibbia sostiene il matrimonio omosessuale!”

La ricerca di specifici testi per difendere la propria posizione in un dibattito si chiama “prova del testo” – la quale fornirebbe “prove” che Dio sostiene una certa posizione. Queste conversazioni spesso finiscono con persone che citano le Scritture in lungo e in largo, lanciandosi citazioni bibliche l’un l’altro come pietre. Le battaglie esegetiche possono essere estenuanti e demoralizzanti, e raramente portano a una nuova comprensione o accettazione di coloro che amiamo.

Quindi vogliamo concludere questo articolo dicendo che non è necessario cercare prove bibliche per l’esistenza dei propri cari, le loro relazioni e i loro ministeri all’interno della chiesa. Possiamo allontanarci da queste conversazioni, sapendo ciò che già sappiamo, cioè che i nostri cari sono figli di Dio, che le loro relazioni sono segni di grazia, e le loro chiamate al ministero e al servizio sono divinamente ispirate.

Questo articolo è stato tradotto dall’inglese ed è tratto dal sito www.rofum.org. Qui puoi leggere l’originale.

Qualunque sia la tua prospettiva, ci fa piacere parlarne con te.

Sentiti liber* di contattarci all’indirizzo giovediqueer.fgei@gmail.com.