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Hobbit, Hooligan e Vulcaniani

All’interno della sessione relativa all’educazione politica avevamo pensato di inserire un’attività per presentare alcuni dei limiti della democrazia come la conosciamo noi. Il nostro piano era coinvolgervi in un gioco di ruolo che mettesse in scena non solo la pratica democratica del voto, momento culmine in cui si manifesta la dannosità del suffragio universale, ma anche la campagna elettorale ad essa precedente, nella quale sarebbero emerse le diverse figure responsabili dell’orientamento dell’opinione pubblica. Quest’ultima si sarebbe divisa in base alle esigenze avvertite e ai canali d’informazione che avrebbe privilegiato.

Rendere per scritto l’insieme dei personaggi e delle dinamiche che avreste messo in atto non è semplice, ma ci proviamo, esponendovi i concetti che avremmo voluto centrali durante l’attività.
Il punto di partenza fondamentale è rappresentato dalla divisione del corpo elettorale in tre tipologie, che possiamo definire attraverso altrettante personalità: Hobbit, Hooligan e Vulcaniani.

Gli hobbit sono i cittadini non pienamente consapevoli di ciò che implica il concetto di cittadinanza a livello di responsabilità individuale e collettiva. In generale non si interessano molto di politica e ai temi a essa connessi, perché sembra una sfera di potere lontana, spesso gestita da una casta di
personaggi tutti ugualmente attaccati alla poltrona e agli stipendi. Dunque un hobbit solitamente non fa lo sforzo di informarsi in modo approfondito, selezionando o verificando le fonti, ma preferisce accontentarsi di soluzioni semplici a problemi complessi. La complessità lo spaventa e affrontarla richiede una fatica che non è disposto a compiere.
In prossimità del voto può capitare però che gli hobbit si facciano almeno una vaga idea dei programmi dei candidati, anche se poi nel ragionare tendono a non tenere conto della varietà di esigenze nella popolazione, quanto piuttosto al proprio interesse personale.

Gli hooligan sono i tifosi della politica, interessati a vari ambiti della vita sociale. Si informano regolarmente da qualsiasi mezzo d’informazione senza preoccuparsi di controllare le fonti e l’attendibilità dell’informazione riportata. Solitamente, discutono con la loro cerchia più stretta di amici e amiche e con i membri del proprio gruppo politico di appartenenza (o di riferimento). Quando un hooligan interviene in una discussione si esprime con slogan e con frasi fatte, riportando esattamente quello che dicono i suoi leader politici. Più che dialogare parla, avendo come unico obiettivo quello di attirare nel suo gruppo più persone possibili. Partecipa a delle manifestazioni in piazza o in vari forum sul web: anche se non c’è un vero motivo ideologico di partenza, la cosa importante è farsi sentire!

I vulcaniani sono consapevoli che, per funzionare, la democrazia necessita di persone informate e responsabili. Per questo motivo si impegnano per reperire informazioni affidabili e combattere le fake news sulla politica e i suoi attori e le sue attrici. Poiché crede nel potere del dibattito democratico, un vulcaniano si impegna per organizzare assemblee pubbliche, attraverso le quali anche i/le concittadini/e più disinteressati/e possano ricevere la “chiamata” per un rinnovato impegno politico. D’altronde, “libertà è partecipazione”. In quest’ultimo gruppo di elettori avremmo poi inserito due differenti visioni della democrazia, in concorrenza tra loro: proceduralismo contro strumentalismo.

I proceduralisti sono convinti che un certo modo di operare sia intrinsicamente giusto o sbagliato; mentre gli strumentalisti scelgono il metodo che per il raggiungimento di un determinato scopo
appare come più efficace. Come si applicano queste due visioni alla democrazia?

In parole semplici, se credi che qualsiasi scelta presa in maniera democratica (quindi appoggiata dalla maggioranza degli elettori) sia giusta, allora sei proceduralista. Se invece, dopo aver sperimentato altre modalità per prendere decisioni ti accorgi che, pur con le sue imperfezioni, la democrazia garantisce la situazione più equa tra gli elettori, tanto da eleggerla a forma di governo migliore, sei strumentalista. Attenzione però! Proprio nell’inciso “pur con le sue imperfezioni” sta il punto nevralgico della nostra riflessione.

Se per chi sostiene la democrazia proceduralista il percorso di analisi sulle forme di governo può dirsi concluso, non altrettanto si può affermare per chi vede il valore di questa pratica in senso strumentale.
Come detto, nella nostra attività sarebbe arrivato un momento, in seguito alla campagna dei candidati e delle candidate e alle informazioni fatte girare dalla stampa, nel quale lə aventi diritto al voto si sarebbero recatə alle urne.

La percezione della realtà a questo punto del gioco sarebbe stata diversa per ogni partecipante, secondo i profili assegnati e alle scelte compiute. Infatti qualcunə si sarebbe affidato a fake-news, alcunə sarebbero riuscitə a evitarle, e altrə ancora avrebbero ricevuto dai vulcaniani i mezzi per non farsi circuire. Si sarebbe potuto ritenere a questo punto che il beneficio maggiore fosse derivato da un dialogo democratico fondato sui valori cari ai personaggi vulcaniani.

Dall’attività però sarebbe anche emerso come tale dibattito sia in definitiva inficiato dal “contributo” degli hooligan, i quali avrebbero
fatto ricorso al loro bagaglio di slogan per ridurre uno scambio potenzialmente proficuo a una lotta tra fazioni, senza possibilità di ripensamenti e cambi di opinione.
In fase di elezioni, a rimetterci maggiormente da questo sterile confronto, sarebbero state le parti sottorappresentate, impersonate nella nostra attività da cittadinə attivə non aventi diritto di voto. Sondati dunque i limiti di una democrazia partecipativa e del suffragio allargato, sembra evidente
che “partecipazione allargata” non sia necessariamente sinonimo di giustizia e ci si potrebbe chiedere: che ruolo ricopre l’informazione?

Inoltre abbiamo visto con quale bagaglio di conoscenze si reca al voto la maggior parte della popolazione. Andrebbe dunque limitato il suffragio? O quantomeno sarebbe opportuno limitare il diritto di voto all’acquisizione di determinate competenze? In definitiva, quali sono le competenze del buon cittadino?

Per poter rispondere a queste domande vogliamo lasciarti degli spunti di riflessione…


Ci vediamo alla prossima tappa!

La Staff