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Rio de la Plata: crescita e testimonianza

E con grande gioia che condividiamo la bella testimonianza di Nataly Plavan sulla sua esperienza presso la Iglesia Evangelica Valdense del Rio de la Plata. Buona lettura!

 

Care sorelle e cari fratelli,

con la testa e il cuore ancora nel Rio de la Plata e i piedi ben piantati in Italia, vi scrivo per raccontarvi della mia esperienza di formazione diaconale, all’interno di alcune opere sociali appartenenti alla diaconia della Iglesia Evangelica Valdense del Rio de la Plata (IEVRP); un viaggio durato sei mesi che mi ha portato a conoscere la realtà della società argentina e uruguaiana e della Chiesa sorella che mi ha accolta a braccia aperte.

Ho visitato e lavorato in tre Case per anziani, a Colonia Belgrano, Colonia Valdense e Jacinto Arauz; una Casa per persone con capacità differenti a C. Valdense; due Centri di Servizio sociale situati in quartieri difficili delle città di Rosario e Montevideo; il progetto Mujeres Campesinas a La Paz – Entre Rios e vari altri progetti di diaconia comunitaria in Bahìa Blanca e Buenos Aires.

In ognuna di queste strutture ho incontrato uomini, donne, bambini, adolescenti e anziani; educatori professionali e mamme, impegnati al fianco di direttori e direttrici, commissioni direttive e comunità nel servizio alla società, testimoniando la propria fede evangelica; volontarie che coordinano gruppi di donne condividendo saperi antichi, storie di tutti i giorni e mestieri utili allo sviluppo della propria autodeterminazione.

In ogni luogo in cui sono stata ho rivisto il viso delle ragazze e dei ragazzi incontrati all’Asamblea Rioplatense, l’assembleacampo del movimento giovanile, che mi hanno accolto il giorno stesso del mio arrivo in Uruguay con visi sorridenti e curiosi di conoscere il contesto da cui provengo: è una  bella sensazione quando qualcuno ti chiede come stai e si prende il tempo per ascoltare la tua risposta, ti invita a mangiare un asado o a tomar mate… Ora posso dire che non sarò più muta ed immobile davanti ad una persona che parla una lingua totalmente sconosciuta; ho provato il valore del sorriso di benvenuto e la condivisione dell’esperienza del mio essere “migrante” in terra straniera. Mi sono sentita un pò così, migrante da una città all’altra, con la valigia sempre pronta, i pre-giudizi messi in discussione ogni giorno, imparando qualcosa di nuovo su me stessa, sulla capacità di adattarsi alle situazioni incomode, a fare spazio ad affetti nuovi, a separarsi dalle belle esperienze, a non trattenere le lacrime di commozione e ad ascoltare in silenzio.

La mia esperienza di testimonianza evangelica è passata attraverso l’ascolto e lo sguardo, ho pronunciato poche parole e molte sono entrate nel mia testa e nel mio cuore; sono racconti di vita personali e riflessioni sull’amore di Gesù che è rivolto ad ognuno di noi, sono parole d’orgoglio davanti ad orti coltivati con cura e di dignità dentro case con pavimenti di terra e tetto di paglia e il mate sempre pronto da condividere.

Mi sono accorta del valore di una presenza attenta e della disposizione ad ascoltare e cercare di comprendere le situazioni in cui la vita sembra non offrire molto.

Mi sono mossa con le mie poche cose e i miei pochi saperi per imparare qualcosa di nuovo, dare una parte di me e ricevere tutto ciò che le persone erano disposte a darmi.

Luca, al capitolo 22 v. 35, scrive: “Poi disse loro: «Quando vi mandai senza borsa, senza sacca da viaggio e senza calzari, vi è forse mancato qualcosa?» Essi risposero: «Niente»”.

Questo versetto mi ha accompagnato in tutto il mio viaggio e seppure la mia valigia fosse pesante e  le mie scarpe comode, so che nulla mi è mancato perché nel mio viaggio sono stata accompagnata dal Signore e che è per Lui che l’ho intrapreso e ho incontrato molte persone; affido il mio lavoro alle Sue mani e a voi chiedo di accompagnarmi nel mio lento rientro con preghiere e affetto, come sorelle e fratelli in Cristo che attraverso la mia esperienza possano sentirsi un po’ più vicini ai fratelli e alle sorelle che hanno accompagnato nel Rio de la Plata, il mio periodo di formazione diaconale. Che il Signore benedica l’incontro delle nostre mani attraverso l’Oceano.