Introduzione:
Benvenuti e benvenute a tutte e tutti.
Questo culto sarà un cammino che ci accompagnerà nella meditazione di oggi. Lo abbiamo costruito seguendo il racconto del cammino di crescita nella fede dei due discepoli sulla strada per Emmaus.
Leggiamo Luca 24: 13-14
Invocazione:
Dio ci accoglie e si rallegra di vederci riuniti,
prima che lo cerchiamo, lui ci ha cercati,
prima che lo conosciamo, ci ha conosciuti.
Riceviamo da lui la grazia, la gioia e la pace, nel nostro cuore e nella nostra vita.
Amen
Inno 273
Salmo 100
Preghiera: pag. 23 di “In attesa del cammino- all’incrocio delle strade”.
Inno 51
Confessione di peccato
Ci prepariamo a confessare il nostro peccato, leggendo insieme Luca 24: 17-25
Riconoscendo nelle parole dei discepoli la nostra stessa incredulità e la nostra distanza da Dio, confessiamo il nostro peccato, prima in silenzio, quindi nella preghiera comune.
Preghiamo:
(preghiera silenziosa)
Signore, come i due discepoli spesso anche noi, nel corso delle nostre vite, ci troviamo a camminare verso una meta che ci siamo stabiliti e su cui più non ci interroghiamo, ed andiamo avanti meccanicamente, senza riflettere su quale sia il significato del percorso che stiamo intraprendendo. Forse in questi momenti non siamo neanche soli, ma discutiamo concitatamente, e ci convinciamo a vicenda che la via che stiamo percorrendo è l’unica sensata, mentre probabilmente è solo la più comoda. È più comodo gettare via le speranze come pii sogni, è più comodo crogiolarsi nella propria sconfitta, è più comodo andare avanti per inerzia.
Quando ci troviamo in questa situazione facciamo fatica a riconoscere la voce dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, con cui dovremmo condividere il cammino, ci disinteressiamo degli incontri che facciamo lungo la strada, e non diamo importanza ai pensieri ed alle parole di chi cammina con noi. Facciamo fatica a riconoscere la Tua presenza insieme a noi lungo la strada, Ti percepiamo distante, non chiediamo più – forse nemmeno desideriamo – di avere un ruolo nel Tuo progetto.
La difficoltà di incontrarti, di incontrare i nostri fratelli e le nostre sorelle, non è una difficoltà oggettiva, ma nei nostri momenti di scoraggiamento e di tristezza non possiamo fare a meno di sentirla vera ed insormontabile, e non riusciamo a non essere increduli, a trovare ancora la forza di cercarti, di cercarci.
Quando ciò accade, Ti preghiamo, come hai fatto con i discepoli, vienici incontro, cammina accanto a noi, cammina insieme a noi, aiutaci a volgere il nostro sguardo lontano dalla polvere della strada, verso i nostri fratelli e le nostre sorelle, verso il nuovo orizzonte che ci prometti. Amen.
Annuncio del perdono
Dio ci mette di fronte al nostro errore non per ribadire la sua superiorità e la nostra distanza da lui, ma per mostrarci che la via che stiamo continuando a seguire non porta da nessuna parte. Allo stesso modo, il suo perdono non significa che il nostro peccato viene cancellato ed è come se non fosse mai esistito, non è la benevola amnistia di chi si crogiola, sicuro della propria superiorità, ma significa che, nonostante la nostra incredulità e la nostra distanza, Dio non ci abbandona a noi stessi, non ci tiene a distanza, ma continua a cercarci, per proseguire insieme a Lui il cammino verso il Suo regno.
Dalla Prima Lettera ai Corinzi leggiamo:
“Egli vi renderà saldi sino alla fine, perché siate irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. Fedele è Dio che vi ha chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro.”
Rinfrancati da questa promessa, annunciamo che il nostro peccato è stato perdonato, e che siamo pronti ad incamminarci con forze rinnovate lungo la strada che il Signore ci indica. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, Amen.
Inno 6
Ascolto della Parola di Dio
Preghiera: Signore, nei molti luoghi e molti impegni nei quali ci spinge la vita, non sempre è facile trovare il giusto tempo e spazio per riflettere sulla tua Parola; spesso il nostro tenere gli occhi dritti davanti a noi, quando siamo in marcia verso i nostri desideri, o il nostro tenerli bassi, quando non ci aspettiamo più di poter essere sorpresi, ci impedisce di guardarci attorno, di riconoscere ciò che tu vuoi per noi e per il mondo. Per questo ti preghiamo, raggiungici e porta la tua Parola nelle nostre vite, faccela udire come sempre nuova e urgente, così che non rimanga lettera morta in un libro sullo scaffale, ma Parola vivente e di vita, che faccia ardere il nostro cuore nell’ascolto e nell’azione. Amen
Letture: Luca 4,16-21;
Isaia 53, 1-4 e 10-12;
Luca 24,13-35
Predicazione
Questi due, questi due che vanno a Emmaus, non fanno parte dei dodici, ormai rimasti undici, che per primi hanno seguito Gesù: sono due discepoli qualunque, come ce n’erano tanti. Lungo la strada li accompagna un grande dolore: non è solo il lutto per la perdita di un maestro e un amico; c’è un’altra morte che addolora i due, ed è la morte dei loro ideali, dei loro progetti, delle loro speranze. Chi seguiva Gesù, di solito, era povero, emarginato, destinato a una vita sempre uguale. Gesù offriva a tanti una prospettiva diversa, una promessa di qualcosa che mai nessun altro gli avrebbe dato, qualcosa che nessuno aveva mai raccontato prima. La morte di Gesù in questo momento è per loro il segnale che devono abbandonare questa speranza e tornare alla vita di prima, magari dimenticando tutto il più presto possibile.
Con questo senso di sconfitta, e con il dolore che accompagna tutti i lutti, i due tornano a Emmaus. Possiamo immaginare il loro capo chino, il loro passo lento, i loro occhi tristi, talmente tristi da essere completamente accecati dal dolore e non riconoscere Gesù nel momento in cui appare davanti a loro.
Questa cecità, da cui noi non siamo certamente immuni, è talmente resistente da non venire meno neppure dopo ore passate in compagnia di Gesù, fianco a fianco, e non parlando del più e del meno, ma di ciò che più strettamente lo riguardava.
Delle due l’una: o Gesù gioca a nascondino o questi due non sono esattamente due tipi svegli. O forse è semplicemente che ognuno vede quel che vuole vedere e crede a quel che vuole credere: in questo momento, per loro, Gesù è morto. Per questo non basta a loro il racconto delle donne che hanno visto la pietra spostata e parlato con gli angeli, né la testimonianza di chi ha confermato la loro visione: bisogna che vada Gesù in persona ad annunciare la sua resurrezione, incontrando sul cammino i vaggiatori più lenti di comprendonio, più duri di cuore, meno dotati di talento ma in compenso campioni di incredulità, proprio come ha fatto con Cleopa e…
Ci avete fatto caso, che l’altro non ci viene presentato neppure con il nome? È un personaggio vuoto, un volto senza tratti, un corpo senza identità. Da quanto ne sappiamo, senza nemmeno forzare troppo il testo, potrebbe perfino essere una donna. Questo volto vuoto, questo corpo informe, ci piace pensare che stiano lì apposta perché ognuna e ognuno di noi possa indossarli, identificarcisi, farli propri. L’affaticato, la disperata, il rassegnato, l’incredula, sono io, sei tu, siamo noi.
E con noi Gesù vuole parlare.
Gesù non gioca a nascondino, abbiamo detto. Questo è vero, ma ci è sembrato che abbia quasi sfidato i due viaggiatori a un altro tipo di gioco: il gioco del presentarsi loro e aspettare il momento in cui lo riconosceranno. Una sorta di messa in scena, che comincia col chiedere loro di cosa stiano parlando, probabilmente con il tono di chi è completamente all’oscuro dei fatti. Ed eccolo poi calarsi nella parte del forestiero che non sa nulla di ciò che è successo a Gerusalemme, e farsi raccontare tutta la sua storia: la sua predicazione, la condanna a morte, la crocifissione, ma anche l’episodio delle donne che non avevano trovato il corpo, e avevano visto degli angeli che avevano annunciato loro la resurrezione.
Questi due saranno pure due qualunque, ma la storia di Gesù la conoscono bene: conoscono i suoi insegnamenti, e quindi non doveva essergli sfuggito che aveva predetto che sarebbe morto e risorto; sanno che alcune donne sono tornate al sepolcro, non hanno trovato il suo corpo e hanno avuto l’annuncio della sua resurrezione. Ora sanno che Gesù è morto; sanno, in qualche modo, che è risorto, e non lo riconoscono! Evidentemente, perché ancora non ci credono.
Gesù allora continua la messa in scena: dopo essersi fatto raccontare in breve la sua storia, si prende il gusto di raccontarla lui, citando e commentando le scritture. È quello che faceva anche da vivo, spiegare le scritture, e i due, incredibilmente, ancora non danno segno di averlo riconosciuto.
La messa in scena continua, e raggiunge la perfezione quando lo sconosciuto forestiero fa per andarsene per la sua strada. “Rimani con noi” gli dicono i due, e sembra che vogliano proteggerlo dai pericoli a cui potrebbe andare incontro viaggiando di notte: rimani con noi, per il tuo bene.
Il forestiero accetta, si siede a tavola, spezza e benedice il pane: a questo punto, finalmente, i due lo riconoscono. Non ci viene detto se i due dissero qualcosa, o ebbero semplicemente un moto di stupore: sappiamo solo che a questo punto… Gesù scompare: puf! Non abbiamo, come non ebbero Cleopa e il suo compagno di viaggio, nemmeno il tempo di accorgercene. Gesù è veramente risorto: una volta che l’hanno capito, una volta che l’abbiamo capito, non è più necessario che sia lì presente fisicamente. La verità della resurrezione, e con essa la resurrezione delle loro e delle nostre speranze, è rivelata in un istante. Un istante fuggevole, sì, ma sufficiente.
Questo riconoscimento non avviene durante il cammino, mentre Gesù spiega le scritture che lo riguardano: Gesù viene riconosciuto nell’atto di spezzare il pane, di ripetere simbolicamente il suo sacrificio, di condividere il cibo, la Parola, se stesso.
I due finalmente riacquistano la parola: hanno riconosciuto Gesù risorto, e improvvisamente il loro riconoscimento diventa retroattivo: non ci eravamo forse accorti di qualcosa, mentre ci spiegava le scritture? Certo, è facile dirlo, a posteriori. Ma vogliamo forse negare che siamo anche noi portati a vedere quel che vogliamo vedere, e credere vero quel che vogliamo credere? In principio i due non avevano creduto, ma alla luce del riconoscimento di Gesù, della verità della sua resurrezione, non solo è illuminato il futuro, ma perfino il passato, e tutto ciò che è accaduto fino a quel momento può essere finalmente visto con occhi nuovi.
Rimani con noi, gli avevano detto, perché si fa sera. Quel “rimani con noi per il tuo bene” diventa, improvvisamente, “rimani con noi per il nostro bene”, o anche “rimani con noi fino alla fine dei tempi”: è quello che Gesù farà, anche se in una forma diversa da quella che i due viaggiatori si sarebbero aspettati. Muoversi a piedi, di notte, in strade deserte, è pericoloso, oggi come al tempo di Gesù. Eppure i due a questo punto non si preoccupano più dei pericoli che potrebbero incontrare sul cammino, e di colpo ripartono, stavolta per tornare a Gerusalemme. La gioia della resurrezione, l’entusiasmo di annunciarla a tutti, di confrontarsi con i racconti degli altri, è più forte della paura, e li guida lungo il percorso opposto, sia nel senso di marcia che nei sentimenti che lo accompagnano: non più occhi tristi, capo chino e passo lento, ma tutto il contrario.
Vorremmo essere, e siamo, come questi due viaggiatori, Cleopa e il suo anonimo compagno o compagna. Forse non i primi della classe, non i migliori nel nostro campo, spesso un po’ insensati e lenti di cuore, non di rado prede di tristezza, incredulità, rassegnazione, o anche soltanto infinita stanchezza. Eppure è a loro che Gesù appare, e non li lascia fin quando non hanno capito e creduto; è da loro che si fa riconoscere, è a loro che annuncia la sua resurrezione. Così vogliamo che sia per noi, che abbiamo confessato la nostra fede, eppure tanto spesso ci perdiamo, imbocchiamo strade sbagliate, camminiamo nella notte e sentiamo venir meno le nostre speranze. Il racconto dei due viaggiatori di Emmaus ci parla di un Gesù che viene a incontrarci e a camminare con noi proprio quando ne abbiamo più bisogno.
Inno 294
Santa Cena
Istituzione: Luca, 22, 14-20
Preghiera di invocazione: Come per i discepoli in viaggio verso Emmaus, anche per noi il momento in cui spezziamo il pane è il momento in cui riconosciamo la presenza di Dio in mezzo a noi, nell’ora di condividere questo atto che ci ricorda il Suo sacrificio per noi, in virtù del quale ci accompagna adesso e sempre lungo la nostra strada nel mondo.
Signore, celebrando la Tua Cena vogliamo pregarTi di aprire i nostri occhi, troppo spesso incapaci di vedere e di riconoscerTi, come hai aperto quelli dei discepoli a Emmaus, e di accompagnarci lungo la strada come hai accompagnato loro, soprattutto quando la notte sembra più buia e la Tua presenza in mezzo a noi più difficile da riconoscere. Amen
Inno 210
Frazione e invito:
IL PANE CHE NOI SPEZZIAMO
È LA COMUNIONE CON IL CORPO DI CRISTO
CHE È STATO DATO PER NOI
IL CALICE PER IL QUALE RENDIAMO GRAZIE
È LA COMUNIONE CON IL SANGUE DI CRISTO
CHE È STATO SPARSO PER NOI
VENITE, PERCHÉ TUTTO È PRONTO
Comunione
Preghiera di rendimento di grazie: Signore, nella celebrazione della tua Cena abbiamo avuto ancora una volta la possibilità di riconoscere con gioia la tua presenza insieme a noi. Vogliamo pregare allora perché la gioia e la meraviglia di questo momento non rimangano chiuse in fondo al nostro cuore, perché tu ci permetta di rendere sempre testimonianza della Tua presenza in tutti i giorni e in tutte le occasioni della nostra vita. Amen
Invio: Andate in pace
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Raccolta delle Offerte
Preghiera: Signore, noi ti apparteniamo, con tutto ciò che siamo ed abbiamo. Ti presentiamo queste offerte come segno della nostra volontà di essere tuoi strumenti nel mondo; benedicile ed aiutaci ad usarle con saggezza a servizio dei nostri fratelli e le nostre sorelle, e per la tua gloria. Amen.
Vogliamo concludere il nostro culto raccogliendoci nella preghiera di intercessione, che concluderemo dicendo insieme il Padre Nostro, che trovate a pag. 18 dell’innario.
Preghiamo: Come Cleopa e il suo compagno dopo il loro incontro con il Risorto si trovano investiti di una nuova missione, quella di andare a Gerusalemme ad annunciare ciò che per loro è ormai evidente, così anche noi ci troviamo di fronte alla missione di andare nel mondo a portare il lieto annuncio della salvezza e del regno di Dio da costruire in terra con il nostro lavoro. E come i discepoli non temono di avventurarsi nella notte buia e di affrontarne i pericoli, così noi Ti preghiamo, Signore, di darci il coraggio di non arretrare di fronte alle molte difficoltà che incontreremo sulla via.
Ti preghiamo perché Tu ci permetta di continuare a vedere con occhi non impediti e sguardo non distorto, e di compiere attivamente quello che abbiamo compreso; perché chi porta il Tuo annuncio non desista neppure quando ad accoglierlo trova solo incredulità, scetticismo, perfino derisione.
Ti preghiamo per tutti quelli che nella loro vita di ogni giorno si trovano a camminare su una strada difficile e piena di ostacoli, e vedono con timore avvicinarsi il buio della notte: perché proprio quando ogni speranza sembra persa, possano essere consapevoli che Tu cammini anche insieme a loro.
Ti preghiamo per chi crede di aver perso ogni speranza e ogni fiducia, e teme che tutto quel che ha fatto, gli studi, gli impegni, la dedizione e la fatica, siano stati invano: perché anche i loro occhi si aprano, e vedano la strada che si stende davanti a loro con le sue opportunità, soprattutto in questi giorni di crisi, quando le opportunità sono sempre meno visibili e il futuro appare sempre più incerto.
Ti preghiamo perché l’incredulità e la disillusione non prevalgano nel determinare le scelte di chi in questi tempi difficili si trova incaricato di governare il nostro Paese, ma si trovi piuttosto l’onestà e la determinazione di lavorare per compiere delle scelte e intraprendere dei percorsi che servano davvero a costruire qualcosa di nuovo, e non soltanto a distruggere.
Signore, accompagnando i discepoli sulla via di Emmaus hai permesso loro di trovare la forza di tornare a Gerusalemme per compiere quello che era il loro vero scopo. Accompagna anche noi nel nostro cammino di ogni giorno, perché possiamo trovare la forza di tornare tra i nostri fratelli e sorelle e lavorare insieme a loro per raggiungere, anche noi, il nostro scopo.
Ti preghiamo nel nome e per amore di tuo Figlio Gesù Cristo, che ci ha insegnato a pregarti dicendo:
Padre Nostro …
Amen
Inno: 338
Benedizione: Spalanca la finestra p. 165 n. 124
Amen
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